Contrabbandiere con bricolla – Sfrusìŋ cun le bricòle

Ascoltai passi stanchi del contrabbandiere nella bufera di neve

Il contrabbandiere “sfrusiŋ” non era un mestiere, ma una necessità dettata dalla povertà e dagli stenti.

I contrabbandieri, in maggioranza uomini forti e resistenti alla fatica,  portavano sulle spalle una grossa sacca di juta con degli spallacci “bricollè”  piena di viveri che venivano scambiati nella vicina Svizzera.

Si partiva al calar delle tenebre, preferendo le notti di luna piena, salendo in quota e dirigendosi verso i passi alpini passando su sentieri poco battuti e nascondendosi nella boscaglia per non essere catturati dalle Guardie di frontiera svizzere “guardiùi”oppure dalla Guardia di Finanza “chènerìtt”.

I contrabbandieri avevano sempre con sé un bastone resistente e lungo al quale appoggiarsi durante i passaggi sui pendii e durante le soste in piedi appoggiandogli la bricolla per alleviare momentaneamente il peso, le ciaspole “zèp” e delle calze di lana “càuz” che mettevano sopra gli scarponi per non scivolare sulla neve ghiacciata.

A  seconda del periodo storico il contrabbando era da e per la Svizzera e le bricolle avevano un peso tra i 25 e i 35 chilogrammi.

Partendo dalla valle i contrabbandieri andavano a Premosello a prendere il riso proveniente dalle risaie, e in una giornata di cammino lo contrabbandavano nel canton Ticino a Monadello, vendendolo ai residenti.

Portavano invece in Italia il caffè “chefè” rigorosamente verde per non lasciare dietro se una traccia olfattiva, lo zucchero  “ziccher” e in tempi recenti anche sigarette.

Per evitare di farsi scoprire dalle forze dell’ordine, il caffè verde veniva tostato nel camino nelle ore notturne  con un tosta caffè “tustìŋ”,  veniva poi macinato con un macinino manuale “mesnìŋ” e lo si faceva sobbollire in un pentolino sempre al caldo vicino al fuoco “chefè dul pariulìŋ”, questo prima dell’avvento della caffettiera “ziculetèrie”.

“Facciamo Rivivere il Paese”
Scoprire o ritrovare usi e costumi del passato attraverso un viaggio reale e virtuale che appaga la vista e arricchisce l’intelletto.

Progetto ideato e realizzato dall’Accademia dei Runditt di Malesco, liberamente tratto dalla “Storia di Malesco” di Giacomo Pollini 1896 e da testimonianze scritte ed orali di Maleschesi.

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in collaborazione con:

Illustrazioni di Lorenzo Cancelli

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