Il campanile – Ul ciuchè

Le campane del paese scandivano le ore del giorno e della vita paesana, erano di proprietà del Comune, ma la manutenzione delle corde era a carico della Chiesa. Nel 1671 fu ultimato l’attuale campanile, il più alto della valle, tutto rivestito di pietre squadrate e con una scala interna completamente di sasso.

Una parte dei lavori   fu  pagata dal curato Broggio, poichè i paesani avrebbero voluto costruirlo nell’attuale piazza della Chiesa per renderlo più visibile; egli invece, non volendo rinunciare allo spazio che allora era del giardino parrocchiale, promise di pagarne una quota e fece erigere di fronte alla chiesa una colonna di sasso col capitello con in cima una croce, chiamata dai maleschesi “Cristèle”.

Le campane erano suonate a mano e i  giovanotti  del paese avevano passione per questa usanza e siccome molti erano irruenti si stabilì una multa per coloro che facevano voltare volontariamente le campane. Accadde  che in occasione di una festa si staccasse il campanone dalla sua sede cadendo rovinosamente a terra ma per fortuna non ci furono feriti.

Di seguito venne poi introdotta una specie di tastiera per cui le campane venivano suonate come un pianoforte, e il suono risultava più armonioso; oltre agli uomini anche alcune donne maleschesi suonavano le campane.

Le campane venivano suonate:

  • per le cerimonie religiose, all’alba per l’Ave Maria, la mattina per la messa, a mezzogiorno per l’Angelus Domini, alle tre per i vespri e a notte per l’Ave Maria della sera. Dopo quest’ora si potevano suonare solo in caso di incendio col campanone a rintocco continuo così che anche gli altri paesi della valle udendolo potessero avvisare i paesani e prestare soccorso,
  • per i funerali, in modo diverso a seconda del ceto sociale ed il campanone solo per i preti, sindaci o benefattori del paese,
  • per il Comune si suonavano per dare l’avviso di riunione del consiglio comunale o in caso di ordinanze particolarmente importanti,
  • si suonavano per chiamare i bimbi a scuola e ancora oggi come allora risuona un’aria allegra per radunare i bimbi delle scuole elementari

Il campanile, data la sua altezza era usato anche come punto di vedetta; ancora oggi si racconta la vicenda  in cui si aspettava l’arrivo a Malesco delle spoglie di San Metrobio, tutto il paese era in trepidante attesa e quando dal campanile avvisarono che stava arrivando il corteo proveniente da Domodossola, tutti, sindaco in testa, si diressero incontro alle sacre spoglie, salvo trovare poi solo un carrettiere con le sue cianfrusaglie. Ogni volta la storia viene arricchita di particolari sempre più coloriti e si dice che per giorni  “ul Scartoz da la bazze” dovette starsene nascosto nei boschi poiché tutti volevano fargliela pagare cara per il malaugurato errore.

“Facciamo Rivivere il Paese”
Scoprire o ritrovare usi e costumi del passato attraverso un viaggio reale e virtuale che appaga la vista e arricchisce l’intelletto.

Progetto ideato e realizzato dall’Accademia dei Runditt di Malesco, liberamente tratto dalla “Storia di Malesco” di Giacomo Pollini 1896 e da testimonianze scritte ed orali di Maleschesi.

scopri di più

Progetto realizzato con il contributo di:

in collaborazione con:

Illustrazioni di Lorenzo Cancelli

Desideri ulteriori informazioni?
Scrivici