Mamma con bambini piccoli – Màmme cun gugnìtt pìzzen

Durante il rigido inverno molti uomini emigravano verso le città per fare qualche lavoretto di fortuna, mentre nella stagione estiva erano all’alpe oppure nei boschi a tagliare legna, toccava dunque alle donne provvedere alla cura dei campi e dei raccolti, al bestiame che restava al paese ed alle varie faccende domestiche.

Spesso durante questi lavori portavano con sé i numerosi figli, anche quelli in fasce che mettevano dentro ad una culla bassa “crevèt” appoggiandola per il trasporto dentro al gerlo “zuérie”

Sopra la culla veniva posto una asse di legno ricurvo “arsiùŋ” sul quale spesso veniva appoggiato un panno di stoffa di canapa “ tèle da cà’ per protegge il neonato dal sole, da insetti e vipere .

Quando doveva nascere un bambino si cimava la levatrice ” cumà” e il neonato una volta partorito veniva messo nella culla “chìne”  letteralmente “in fasce”.

I neonati venivano fasciati completamente senza possibilità di muoversi e restavano così in culla sino almeno all’età di sei mesi.

“Facciamo Rivivere il Paese”
Scoprire o ritrovare usi e costumi del passato attraverso un viaggio reale e virtuale che appaga la vista e arricchisce l’intelletto.

Progetto ideato e realizzato dall’Accademia dei Runditt di Malesco, liberamente tratto dalla “Storia di Malesco” di Giacomo Pollini 1896 e da testimonianze scritte ed orali di Maleschesi.

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Progetto realizzato con il contributo di:

in collaborazione con:

Illustrazioni di Lorenzo Cancelli

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