Quando l’acqua corrente ancora non arrivava nelle case, per lavare i panni si andava al lavatoio. A Malesco, il primo lavatoio fu costruito nel 1895, anno in cui si inaugurò il nuovo acquedotto comunale, è aperto ancora oggi in piazza della Chiesa, a lato dell’Oratorio di San Bernardino. Prima di allora per lavare i panni ci si recava nei pressi del fiume, c’era una fonte di acqua tiepida a ovest della Chiesetta del Gabbio sulla strada sterrata che porta a Zornasco chiamata “la Grùnde”, le donne si caricavano il bucato “la bijàa” nel gerlo “zuèrie bianche” per portarlo alla fonte, andavano in ginocchio e pulivano bene gli stracci ” i naven inzinùgiuŋ per sghirà giò i strèz”, lavavano col sapone “savùŋ”, un tempo cenere “zèndre “, poi lo strizzavano bene rimettendolo nella gerla e lo riportavano a casa. Per non bagnarsi mettevano sulle spalle “ul padàgn. Alcune volte per lavare lenzuola senza andare alla fonte, si mettevano in una grande tinozza con un buco sul fondo “bògge”, insieme ad uno straccio a trama rada pieno di cenere e si continuava a bagnarle con acqua bollente e svuotare la tinozza togliendo il tappo, finchè le lenzuola non diventavano bianche.Questa lavorazione si chiamava “bijàa”. Oltre al bucato si portava alla fonte anche la tela filata con la canapa, “perè ed tèle da cà “, per sbiancarla, ma la tela non veniva immersa nell’acqua, bensì stesa al sole sull’erba, bagnata per aspersione e insaponata rendendola più bianca. “Facciamo Rivivere il Paese” in collaborazione con: Desideri ulteriori informazioni?
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